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ATTENTI A QUEI DUE! ~La rivoluzione teatrale nella triolgia di Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadeus Mozart~

Cari amici,
oggi vorrei riflettere insieme sul miracoloso “accoppiamento” di due genialità irrequiete, rivoluzionarie, che hanno cambiato per sempre, nell’arco di quattro anni, l’idea stessa di teatro musicale.
Avrete compreso (o letto nel titolo) che  saranno Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadeus Mozart a farci compagnia per qualche minuto. Forse, mostrandoci qualche aspetto, dei propri lavori e dei rispettivi caratteri, che finora era rimasto in ombra……
Ringraziandoli per questa loro disponibilità, mi prendo la licenza di chiamarli per nome, come si addice ad amici di vecchia data.
Diciamo subito che Lorenzo viene generalmente considerato una semplice appendice dell’arte mozartiana.
Niente di più falso, innanzitutto storicamente: Wolfgang  stesso, nelle sue lettere, più volte manifesta il desiderio di collaborare con l’apprezzato scrittore. In quegli anni (dal 1783 al 1791), Lorenzo è poeta principale e direttore del Teatro italiano di corte a Vienna: un incarico prestigioso ed ambìto che mantenne fino alla morte di quello straordinario sovrano che fu Giuseppe II d’Asburgo.
Quindi possiamo realisticamente immaginare il giovane musicista emergente (Wolfgang) ambire alla collaborazione, al sostegno dell’autorevole letterato e librettista (Lorenzo). E non viceversa….


Ritratto di Lorenzo Da Ponte, Incisione da un dipinto di Nathaniel Rogers (1800 ca.)

Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787), Così fan tutte (1790): la Sacra Trinità del teatro moderno!
Confrontandone le partiture e i libretti, si rimane ammaliati dall’invenzione letteraria che Da Ponte produce, generando così, in una perfetta osmosi, le eccezionali novità compositive che caratterizzano questi capolavori. Qui, come mai, “la musica è serva dell’orazione” (Claudio Monteverdi).
D’altra parte, nel melodramma, l’ispirazione letteraria è, da sempre, la radice e il motore della composizione musicale.
Fino a pochi anni prima, la poesia di Metastasio era la fonte a cui attingevano, inesauribilmente, tutti i musicisti d’Europa. La struttura dell’opera, inossidabile ed olimpica, prevedeva una successione, più o meno variata, di recitativi ed arie.


Dorothea Stock, Ritratto di Mozart, 1789. Dresda, Biblioteca di Stato di Sassonia

Rispetto a questo schema, dopo numerose avvisaglie nei lavori di autori come Paisiello e Piccinni, con la trilogia di Lorenzo e Wolfgang si afferma appieno una rivoluzionaria compresenza di forme ed espressioni, per un salutare superamento dei “generi” buffo e serio, in favore di un teatro ben più emotivamente realistico.
Si tratta di una nuova, enorme varietà di “intonazioni”, tanto linguistiche che musicali.
Quelle mozartiane sono assai celebrate. Meno, quelle di Da Ponte. Ma, nella sua scrittura, si succedono, come fuochi d’artificio, continui passaggi fra ironia, passione, pietas, tragedia, commedia, desiderio, morte, violenza, amore, erotismo, trascendenza, quotidianità ed epica. Tutto ciò intrecciato e in continua trasformazione.E proprio sul piano dell’inesauribile “trasformazione scenica” i due autori convergono, guidandoci nella ricchezza inesauribile dei loro contrappunti lirici.


Frontespizio del libretto originale di Così fan tutte, Vienna 1790.

Se posso sintetizzare in una sola formula questo “terremoto” operistico, direi che ci troviamo di fronte ad un “teatro di persone”, ben diverso dal precedente “teatro di personaggi”.
E tanto piace questo gioco nuovo all’esigentissimo Wolfgang, che confida per ben tre volte nell’ispirazione letteraria di Da Ponte: un implicito riconoscimento che nessun altro librettista ottiene dal genio salisburghese.
Sono loro, per primi, ad inventare la moderna drammaturgia lirica: quella in cui vediamo amalgamate situazioni e sentimenti apparentemente inconciliabili, eppure miracolosamente naturali ed equilibrati.


A. Mozart, Duettino “Là ci darem la mano” (Don Giovanni). Manoscritto della Biblioteca nazionale di Francia, Parigi.

Dai documenti del tempo in nostro possesso (lettere, memorie, articoli), sappiamo veramente pochissimo del rapporto fra Lorenzo e Wolfgang.
Ma qualche spiraglio si apre esaminando i comportamenti e le realizzazione dei due creatori.
Ad esempio, la prima loro collaborazione (Le Nozze di Figaro) fu un azzardo veramente incosciente, sia per la scelta del soggetto che per lo stile della sua composizione.
Il testo della commedia di Beaumarchais (da cui Lorenzo trae il libretto) era finito sotto le grinfie della censura austriaca. Perché Lorenzo si impegnò a fondo (come dice nelle sue Memorie) presso l’imperatore stesso per far revocare questo divieto? Perché lo fece nella prospettiva di collaborare proprio con il giovane (e ancora poco affermato) Wolfgang?
Il risultato di questi sforzi “diplomatici” è quel capolavoro che non finisce di ammaliare per originalità, ritmo teatrale, intrecci narrativi e musica sublime. Solo la consapevolezza di questo comune, altissimo scopo poteva spingere il poeta ad osare tanto presso la corte asburgica e ad avviare un connubio indimenticabile per lo stesso Lorenzo. Ascoltiamo le sue Memorie: “Io non posso mai ricordarmi senza esultanza e compiacimento che la mia sola perseveranza e fermezza fu quella in gran parte a cui deve l’Europa ed il mondo tutto le squisite vocali composizioni di questo ammirabile genio”.


A. Mozart, Le Nozze di Figaro, riduzione per pianoforte, Amburgo, s.d.

Proprio nelle Nozze che si pongono i semi per la “rivoluzione” di cui parlavamo all’inizio: il loro primo progetto completo manifesta un tale coraggio che non poteva nascere se non da un’entusiastica consonanza di intenti.E le due opere successive, miracolosamente, rilanciano questa reciproca seduzione artistica fra Lorenzo e Wolfgang, in una forma così coerente e nuova da rimanere esemplari oltre ogni oltraggio del tempo (o dei registi psicopatici…).

Un caro saluto amici, per ritrovarci al più presto.
Carlo Boschi
info@lemuse.or.jp

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